Chioggia, conosciuta come la “piccola Venezia”, combina il fascino dei canali e delle calli con un’atmosfera intima e autentica. Facilmente raggiungibile da Venezia in vaporetto o autobus, è la meta ideale per una gita in giornata all’insegna della cultura, del gusto e della tranquillità.

Perfetta per una passeggiata nel suo suggestivo centro storico, la città invita a scoprire bellezze architettoniche, degustare piatti tipici a base di pesce fresco, e rilassarsi con un aperitivo lungo i pittoreschi canali. Potete scegliere se approfondire più l’aspetto culturale, visitando chiese e musei (vedi itinerario Racconti dal mare. Chioggia, storia e tradizione), o quello naturalistico, regalandovi una passeggiata ricca di sorprese (vedi itinerario Scoprire Chioggia, un itinerario tra laguna del Lusenzo, storia e cucina).

Se invece cercate un percorso inedito per esplorare le calli del centro storico e il paesaggio unico in cui Chioggia è immersa, questo itinerario vi conduce alla scoperta di una caratteristica davvero speciale della città, che unisce tradizione, arte e devozione: i cosiddetti capitèi (in italiano “capitelli”).

I capitelli votivi sono piccole strutture architettoniche da sempre espressione di arte e religiosità popolare; perlopiù composte da nicchie o edicole – e talvolta scolpite sopra colonne con capitelli, da cui la denominazione oggi più comune di “capitelli” –, custodiscono un’immagine sacra, e di solito vengono costruite come ex voto, in segno di ringraziamento per qualche grave pericolo scampato dal singolo o dalla comunità. A quanto pare le origini di questa usanza sono molto antiche: affondano le radici quanto meno nella tradizione romana dei Lares compitales, piccoli altari eretti ai crocicchi per proteggere i campi e accompagnare il viandante. In Veneto è ancora molto frequente incontrare queste piccole edicole, veri e propri “tempietti”, agli incroci di campagna, che spesso fungono da luogo di aggregazione per i fedeli.

I capitelli chioggiotti, però, hanno il più delle volte una fisionomia diversa: si tratta di strutture più piccole, semplici immagini dipinte o scolpite su vari supporti e in genere poste dentro nicchie incassate nei muri delle case; alcuni studiosi li chiamano altarini proprio per distinguerli dai capitelli più grandi sottoforma di edicola. Anche le origini di questi capitelli a Venezia e dintorni sono molto particolari: proprio a Venezia, nel 1128 si decise di illuminare i punti bui delle calli cittadine con lampade a olio chiamate cesendeli (dal latino cicendela, “lampada”) allo scopo di evitare rapine e atti di vandalismo: un po’ come delle moderne telecamere di sorveglianza. Nei luoghi così illuminati venivano poste immagini sacre, sia in segno di protezione sia di ringraziamento per lo scampato pericolo. I capitelli sono quindi legati ai primi esempi in Europa di illuminazione urbana notturna. Gli studiosi osservano anche come spesso i capitelli chioggiotti nascano come richiesta di “aiuto preventivo” e di protezione, mentre le tolèle, piccole immagini dipinte su tavole di legno anch’esse tipiche di Chioggia, venivano offerte perlopiù come ringraziamento (specie nelle chiese). Il culto dei morti è un altro elemento tipico locale: non è raro che le immagini dei capitèi chioggiotti siano contornate da immagini dei defunti.

Questi capitelli sono quindi strutture occasionali, fragili per loro stessa natura; si trovano per la gran parte all’esterno, quindi sono esposti agli elementi e tendono a deteriorarsi. Allo stesso tempo, però, proprio per questo sono fruibili da tutti, appartengono a uno spazio comune che ne fa un patrimonio sentito da tutta la comunità. Nel caso di Chioggia, in particolare, è molto frequente che i capitelli cambino fisionomia e addirittura posizione; alcuni cadono in rovina nel giro di qualche anno, altri vengono restaurati o modificati per iniziativa dei singoli cittadini o di veri e propri gruppi, come il Gruppo d’Arte popolare locale.

Qui di seguito vi proponiamo una scelta dei capitèi più significativi, un itinerario alternativo che offre un modo inconsueto di esplorare la città; lungo il percorso potete fare una sosta per rifocillarvi con le delizie gastronomiche locali, magari per un aperitivo a base di cichéti (assaggini). Non stupitevi, però, se alcuni dei capitèi proposti sono cambiati o addirittura scomparsi al momento della vostra visita: fa parte della magia della città e delle sue antiche tradizioni.

Corso del popolo

È l’asse principale del centro storico. Qui si trovano le strutture devozionali più antiche, perlopiù altorilievi e bassorilievi posti sulle facciate dei palazzi pubblici. Il percorso va grossomodo da piazza Vigo (accesso alla città via mare) a porta Garibaldi (accesso via terra).

All’altezza del civico 1339 di corso del Popolo si trova una nicchia a circa un metro da terra: la presenza di un capitèo in questo punto è documentata fin dai primi del Cinquecento – la più antica di Chioggia –, quando nella nicchia era presente una scultura della Madonna di Marina, ormai perduta; secondo molte testimonianze, però, la statua era ancora presente a inizio Novecento. Il capitello è stato restaurato e rimaneggiato più volte nel corso del tempo; negli anni Ottanta è stata realizzata una nuova statua in legno e una grata.

Fondamenta Marangoni 1229

La “Madonna della navicella” dipinta sulle piastrelle in cotto è molto recente, ma presenta una forte continuità con la tradizione: le pietre provengono dalla chiesa di San Domenico e l’immagine attuale ne riproduce una seicentesca. La scritta recita: BEVE’ MA NON BIASTEME’ (Bevete ma non bestemmiate).

Granaio

Il palazzo del Granaio è molto antico (risale al 1328), e a partire dal Cinquecento ospita una Cappellina che ebbe alterni usi nel corso dei secoli. Nel Novecento divenne un importante centro di devozione popolare in memoria dei defunti: a quanto pare, fino a metà Novecento le mogli dei pescatori si trovavano qui, la sera, a recitare il rosario per i loro morti. Oggi è stata restaurata ed è ancora un riferimento per la comunità. Un tempo ospitava una tela della Deposizione, detta Madonna del Granaio, ora esposta al Museo civico.

Nella facciata del palazzo è incassato un capitello in pietra d’Istria con un altorilievo della Madonna con bambino. A differenza della maggior parte dei capitèi chioggiotti, non ha origine popolare, come testimonia anche la raffinatezza dei tratti della Madonna. A quanto pare si tratta di una scultura del Cinque-Seicento, opera della scuola di Jacopo Sansovino, celebre scultore e architetto che fu molto attivo e influente a Venezia.

Porta Garibaldi

Considerata la porta di accesso alla città dalla terraferma, era il punto di partenza tradizionale per le processioni dirette al santuario sulla spiaggia, costruito sul luogo dove tradizionalmente avvenne un’apparizione della Madonna, nel 1508. È per questo che, tra le raffigurazioni popolari, la deposizione di Cristo con il mare e una piccola nave sullo sfondo sono così frequenti (Madonna di Marina o della Navicella): di fatto, una rivisitazione della classica iconografia della Pietà.

Sotto la volta di Porta Garibaldi c’era un olio su tela del Seicento-Settecento, molto venerato dalla popolazione locale, che raffigurava appunto la Deposizione. Oggi il quadro originale è custodito nel Museo civico. Al suo posto, nel 1996 il Gruppo d’arte popolare ha collocato una copia moderna dell’opera.

Ponte della cuccagna

La scultura in rovere che raffigura la Madonna di Marina è stata collocata sul frontale del ponte sul canal Vena nel 2010, su iniziativa della Confcommercio, per celebrare l’inaugurazione di parte della struttura del MOSE. Sopra il tetto del capitello c’è una citazione tratta dalla Repubblica di Platone.

Sottoportico Ramo Fornetti

Il sottoportico che da una laterale di calle Madonna porta alla calle Palazzo ospita un paio di dipinti, presenti almeno fin dall’Ottocento. In origine erano affreschi, che purtroppo tendevano a deteriorarsi rapidamente; nel 1988 le immagini sono state ridipinte su legno dal Gruppo d’Arte popolare. Uno dei due quadri raffigura la Madonna di Marina, con san Francesco a destra e sant’Antonio a sinistra. L’altro dipinto rappresenta invece il crocifisso, con una delle pie donne che ha pulito il volto di Cristo a sinistra e a destra una figura che la maggior parte degli studiosi tende a interpretare come san Francesco.

Fondamenta Vena

Appesa nel sottoportico di una casa, si può ammirare una statua lignea di Cristo posta all’interno di una teca a forma di croce. Si tratta di un’opera molto particolare: la figura rigida, gli abiti romani, gli occhi chiusi e i piedi non sovrapposti fanno pensare a una scultura molto antica; secondo gli studiosi, potrebbe essere il capitello più antico di Chioggia.

Casa al Ponte Scarpa 917

Questa casa ospita una nicchia con un bassorilievo antico: è una Madonna con bambino dal volto espressivo, che fa pensare a un’opera raffinata, di ispirazione rinascimentale. Si tratta di un capitello tra i più antichi della città, collegato anche a una serie di leggende di streghe che fanno parte della tradizione. Secondo quella tramandata da Nordio (1938), una sera una donna di servizio che viveva nella casa si sentì chiedere da un gatto qualcuno dei semi di zucca che stava sgranocchiando. La donna, spaventata, gli chiese se fosse il demonio, e cercò di colpirlo; quello per cercare di fuggire fece un buco nel muro: proprio lì i padroni della casa posero la nicchia con la Madonna. Secondo la tradizione popolare, il gatto è una forma che le streghe assumono per rapire i neonati dalle case.

Calle Veronese (civico 853) e calle Luccarini sono alcuni dei punti in cui si incontrano esempi di devozione più recente, segno di come la gente del posto continui a vivere e trasformare questi spazi comuni. In calle Veronese si trova ad esempio una coloratissima Madonna di Marina, piuttosto recente, dipinta su tavola (anche se già frutto di una stratificazione: in origine doveva essere posta in un gruppo di nuovi edifici e al posto delle onde erano raffigurate le case). In calle Luccarini, invece, a circa due metri da terra, dal muro sporge un modellino di prua di bragozzo (imbarcazione tipica della laguna di Venezia), con sopra una statuina della Madonna.

Proprio un coloratissimo bragozzo è il soggetto profano di un’immagine dipinta negli anni Duemila sopra una finestra murata che funge da tela e cornice. Si trova in calle Furlanetto, e raffigura l’imbarcazione con un’impostazione tradizionale: vele rosse e gialle con fascia celeste; e la scritta “Monica” sullo scafo.

Poco più vecchia è la Madonna di Marina in calle Donaggio 462, dipinta su una vecchia cassetta per il pesce. A quanto pare, la proprietaria dell’immobile ha trovato l’immagine dipinta a sua insaputa (1989).

Spostandosi a est della città storica, nella cosiddetta isola Cantieri, la devozione locale assume altre forme. In particolare, da Fondamenta San Domenico, vicino all’omonima chiesa, si può ammirare la grande Madonna di Punta Poli, posta su una nicchia d’angolo sotto un baldacchino dorato.

Capitèi in aqua

C’è poi una tipologia molto particolare di capitèi, che si possono ammirare solo in parte da ponti e fondamente: sono i capitèi in aqua che si trovano in cima alle brìcole, ovvero i tre pali legati insieme che servono per ormeggiare le barche o segnare i confini dei canali lagunari, specie i più frequentati. Oggi si vedono soprattutto all’imboccatura del porto e tra Chioggia e Sottomarina, ad esempio in canale Vena. Il più visibile sorge proprio tra Chioggia e Sottomarina: la piccola edicola che custodisce l’immagine della Madonna di Marina è stata fatta ridipingere e dotata di un piccolo pannello solare per rendere autonoma l’illuminazione nelle ore serali. Si trova all’altezza dell’Isola dell’Unione.

All’imboccatura del porto di trova una statua in marmo della Madonna orante, rivolta verso la città. È un punto di riferimento importante, che segna il confine tra città, laguna e mare; i pescherecci ci passano accanto per rientrare, come pure la processione di barche che si svolge ad agosto.

Treasure hunt at Chioggia, votive capitals, whispers of stories of the sea