Evento

Dire il tempo / Telling Time di Roman Opałka

Argomenti: 

4 May 2019 – 20 July 2019

Roman Opałka. Dire il tempo è un progetto a cura di Chiara Bertola e realizzato da BUILDING e da Fondazione Querini Stampalia. Si sviluppa in due capitoli: a Venezia nelle sale del Museo della Querini Stampalia e a Milano nello spazio di BUILDING. Se entrambe le mostre sono incentrate sul programma OPAŁKA 1965 / 1-∞, in cui l’artista ha impegnato gran parte della propria esistenza, nel tentativo di rappresentare lo scorrere del tempo e di circoscrivere l’infinito entro forme visibili e misurabili, a Venezia sara presentato un nucleo di opere di Mariateresa Sartori (Venezia, 1961), che con l’artista aveva intessuto in citta una intensa frequentazione.

Interessata alle neuroscienze, alla musica e al linguaggio, i suoi lavori instaurano un dialogo con le opere di Opałka, attraverso la ricerca comune sui temi del tempo, della durata, della contingenza e la condivisa ricerca di un visibile in grado di esprimere l’invisibile. Dire il tempo nasce dalla volontà di indagare la produzione di Roman Opałka attraverso una selezione di opere che segnano tappe fondamentali nella sua ricerca, molte delle quali mai presentate prima in Italia o mai esposte, provenienti da importanti collezioni private e pubbliche, tra cui il museo Muzeum Sztuki di Łodź e soprattutto il Fonds de Dotation Roman Opałkacon cui è nata una stretta collaborazione nell’ideazione del progetto. al 4 maggio al 20 luglio 2019, Roman Opałka, una retrospettiva, il primo capitolo di questo progetto, apre al pubblico negli spazi milanesi di BUILDING, che dedica alla mostra i suoi quattro piani espositivi. Dal 7 maggio al 24 novembre 2019, Roman Opałka. Mariateresa Sartori, il secondo capitolo, vede coinvolte le sale della Casa Museo della Fondazione Querini Stampalia a Venezia, dove le opere di Roman Opałka e quelle di Mariateresa Sartori sono in relazione tra loro e con quelle delle collezioni antiche dell’istituzione. Di particolare importanza per la conoscenza critica dell’artista, il capitolo veneziano riunisce e presenta per la prima volta le due opere fondamentali dell’intero programma OPAŁKA 1965 / 1-∞, il primo Détail proveniente dal Muzeum Sztuki, Łódź in Polonia e visibile per la prima volta in Italia, e l’ultimo, rimasto incompiuto, mai presentato al pubblico e proveniente da una collezione privata: l’Alfa e l’Omega ora riuniti. Come scrive la curatrice Chiara Bertola: “Vederli insieme per la prima volta e poter cogliere il disegno completo di quella trama che l’artista un giorno ha deciso di tracciare è un’emozione fortissima e commovente. Il progetto che si manifesta in modo esplicito porta in sé la tragicità del suo stesso assunto: “lui non c’è più, c’è l’opera compiuta”. Insieme a questi due Détails significativi, anche una serie di autoritratti fotografici e il suono registrato della voce dell’artista, oltre a due ‘esercizi’, due ‘prove d’artista’ che Opałka realizza poco prima di iniziare il suo programma OPAŁKA 1965 / 1-∞, anch’esse mai esposte al pubblico. Il 6 e il 7 maggio 2019 viene presentato per la prima volta al pubblico il film di Didier Morin Le dernier Détail peint de Roman Opałka, che rappresenta il tempo della pittura di Opałka. L’artista è stato filmato e registrato durante una quarantina di sedute mentre esegue quello che sarà il suo ultimo Détail, nel suo atelier di Bois Mauclair, dove tutto volge al sacro, quando ripete ad alta voce i numeri che sta dipingendo. Le dernier Détail peint de Roman Opałka”

durata: 225 minuti

lingua: polacco, francese, con sottotitoli in inglese. Proiezioni:

- 6 maggio ore 11.00 prima proiezione, ore 18.00 seconda proiezione

- 7 maggio ore 10.00 prima proiezione, ore 14.00 seconda proiezione

È con queste opere che Mariateresa Sartori instaura un dialogo nelle sale del Museo della Querini Stampalia. Come sottolinea la curatrice: “la sua opera offre la possibilità di creare dei vuoti e degli spazi inediti di percezione e di comprensione della realtà, al di là dei significati precostituiti; consegna la chiave di accesso a nuove lingue. Grazie ad accostamenti, scarti, sovrapposizioni, intersezioni tra alfabeti diversi, l’opera di Sartori intercetta il filo sottile delle relazioni che intercorrono tra natura e artificio, epico e quotidiano, visibile e invisibile, passato e presente, oggettività e soggettività, senza mai definirsi, lasciando sempre aperta la tensione verso l’infinito… Individuare il meccanismo e la possibile parcellizzazione in cui l’infinito sembra lasciarsi imbrigliare è il fine di tutta la sua ricerca. Soprattutto, riuscire a rappresentare l’infinito in qualcosa di finito, misurabile e visibile. Proprio come per Opałka…” 

Nell’installazione in mostra, Il tempo del suono. Onde, opera site-specific, i fogli, particelle singole di una totalità più ampia, sono ricomposti in un’unica serie continua sulla parete. Il lavoro, che traduce in forma visiva il suono delle onde del mare, rappresenta il tentativo di ascoltare lo scorrere del tempo e il risultato è un’immensa partitura musicale che codifica il flusso sonoro e temporale. Prima di arrivare nella sala dove si trova l’installazione, si percorre un lungo corridoio dove sono collocati, in sequenza, alcuni autoritratti di Roman Opałka. Durante il tragitto si ascolta la sonorità polacca della voce dell’artista, che pronuncia i numeri che dipinge. Contestualmente, risuonano queste due diverse forme di rappresentazione del tempo infinito.

l tempo è inscritto anche nelle due serie di fotografie stenopeiche, Feuilles e Cronache. Con una semplice scatola di cartone nera, tenuta insieme da nastro adesivo – a formare una fotocamera stenopeica – Mariateresa Sartori va in giro a raccogliere istantanee dal mondo sensibile, quasi una prova «che la realtà esiste». I risultati sono le piccole immagini sparse sul tavolo intarsiato nella Sala della mitologia e quelle che ricoprono interamente gli specchi della decorazione a stucco nel Boudoir del Museo. Cronache, la serie di fotografie stenopeiche esposte sul tavolo nella Sala della mitologia del Museo, costituisce uno dei lavori site-specific presenti in mostra. Le immagini sottoposte al processo stenopeico - il vecchio con la barba, il cagnolino, il fanciullo - escono dalla narrazione del proprio tempo e diventano improvvisamente e drammaticamente attuali agli occhi di chi le osserva, fatti di cronaca contemporanea che ciascuno di noi può reperire dentro la propria personale memoria. È la prova di come l’artista sia riuscita nell’intento di rendere di nuovo significativa la visione di quadri che rischiavano di non essere più visti e visibili. Questo accade sempre con i progetti del programma “Conservare il futuro” della Fondazione Querini Stampalia: ogni volta che si è portato lo sguardo di un artista contemporaneo a confrontarsi con il passato, quest’ultimo ha dimostrato di avere ancora molte cose da dire. Grazie a “Conservare il futuro” nasce nel 2008 anche un’altra opera presente in mostra, Il suono della lingua, 11 audiolibri, che fanno ora parte della collezione permanente del museo. Le lingue sottoposte ad un particolare processo vengono private del loro significato per assumerne un altro in termini di musicalità, ritmo e melodia.

Ed è ancora una questione di ritmo l’ordine che compone la bellezza, come ci sottolinea un’altra opera in questa mostra, nel Portego del Museo: Tutti quelli che vanno. Due grafici ma anche due magnifici ed enigmatici disegni che rappresentano i flussi delle persone che camminano a Venezia in Piazza San Marco in un preciso lasso di tempo. Tale ciclo di disegni è nato grazie ai filmati del gruppo di ricerca Fisica della città dell’Università di Bologna che studia i flussi pedonali dal punto di vista fisico-matematico.

Infine nella stanza degli armadi del boudoir è proiettato il video Omaggio a Chopin sul quale tra Mariateresa Sartori e Roman Opałka ci fu uno scambio importante su un punto nodale. A Roman Opałka, che non fece in tempo a vederlo con la soluzione formale da lui suggerita, il video è dedicato. “Ognuno di questi artisti” scrive Chiara Bertola “ha creato un sistema, inventato una metafora, un nuovo codice, un meccanismo, un modello, pur di avvicinarsi e sfiorare l’infinito. Sempre, la dimensione emozionale ha permesso loro di tradurre gli aridi dati scientifici in qualcosa di universale e più ampio, ricordandoci che ci muoviamo nel nostro piccolo spazio quotidiano ma dentro coordinate spaziali e temporali incommensurabili”.

Cenni biografici

Roman Opałka nasce il 27 agosto 1931 a Hocquincourt, Francia, da una famiglia di origini polacche. Gli Opałka tornano in Polonia nel 1935, per poi essere deportati in Germania nel 1940, dove rimangono in un campo di lavoro sino al termine della guerra. Liberati, rientrano in Francia per poi ritornare finalmente a Varsavia, dove Opałka frequenta la Scuola di grafica di Wałbrzych Nowa Ruda (1946-1948) e di arte e design di Łódź (1949). Tra il 1950 e il 1956 studia all’Accademia di Belle Arti di Varsavia e nel 1957 si reca a Parigi. Nel 1966 tiene la sua prima personale alla Galeria Dom Artysty Plastyka di Varsavia. L’anno seguente inizia il progetto OPAŁKA 1965 / 1 – ∞, cui dedicherà tutta la vita a partire dal 1970. Opałka si lega così, inestricabilmente, all’arte concettuale.

A cavallo tra gli anni sessanta e settanta riceve numerosi premi: il Grand Prize della First British International Print Biennial, Bradford (1968), due premi alla settima International Biennial Exhibition of Prints e all’Art Museum Ohara, Tokyo (1970), e il primo premio del Ministero della cultura e delle arti della Polonia (1971). Nel 1972 si reca per la prima volta negli Stati Uniti. Nel 1979 si trasferisce a Bazérac, in Francia, e viene premiato alla quattordicesima Biennale di San Paolo. Nel 1985 diventa cittadino francese. Tra il 1985 e il 1990 insegna alla Summer Academy di Salisburgo. Negli anni seguenti Opałka espone in numerose occasioni e riceve diversi premi, come il Premio nazionale di pittura, Parigi (1991), e il Premio speciale del Ministero degli affari esteri della Polonia, Varsavia (1996). Nel 1992 espone al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e nel 1995 rappresenta la Polonia alla Biennale di Venezia. Nel 2002-2003 una grande antologica itinerante della sua opera tocca varie città europee. Nel 2009 è insignito del titolo di Chevalier des Arts et des Lettres a Parigi, e della Medaglia d’oro Gloria Artis a Varsavia. Opałka muore a Chieti il 6 agosto 2011.

Mariateresa Sartori nasce a Venezia nel 1961 dove vive e lavora. La sua ricerca si muove attorno tre fulcri tematici: il metodo scientifico empirico, le dinamiche comportamentali spesso in relazione con le neuroscienze, la musica e il suono in rapporto al linguaggio. Importante per la sua pratica artistica l’aspetto didattico: l’insegnamento decennale del disegno applicando il metodo di Betty Edwards Disegnare con la parte destra del cervello parte dagli stessi presupposti neuroscientifici che muovono la sua ricerca artistica. L’artista spesso si avvale della collaborazione di esperti delle discipline nelle quali si addentra: geologi, fisici teorici, linguisti, musicologi, musicisti, cantanti, attori, botanici, ornitologi. Il dato reale viene empiricamente rilevato e in seguito analizzato da angolazioni che variano da lavoro a lavoro e che approdano ad esiti diversi, dal video al disegno, dalla fotografia stenopeica all’opera sonora. Le costanti e non le eccezioni, gli universali e non le contingenze muovono la sua ricerca tesa verso una oggettività evidentemente inarrivabile. È la tensione verso ciò che preme all’artista, non il raggiungimento, se mai fosse possibile, dell’oggettività.

In occasione di mostre personali e collettive ha esposto in numerosi musei e gallerie in Italia e all’estero: Cairn Centre d’art, Digne-les-Bains, Francia; MMOMA, Moscow Museum of Modern Art; Palazzo Fortuny, Venezia; Museum of the Russian Academy of Fine Arts, San Pietroburgo; Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; ICA, The show room, Londra; NGBK Berlino; Hangar Bicocca, Milano; Macro, Roma; Neue Galerie, Graz; Palazzo delle esposizioni, Roma; museo di Mucsarnok, Budapest; Careof, Milano; Folkwang Museum, Essen; Fondazione Querini Stampalia, Venezia; Auditorium Parco della musica, Roma; Museo di Palazzo Poggi, Bologna; Serra dei giardini della Biennale, Venezia; XLV Biennale di Venezia; Museo Mambo, Bologna; Kunsthaus Centre d’art Pasquart, Biel, Svizzera; Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo; Les Ateliers d’artistes, Marsiglia.

 

Data: 
da Martedì, Maggio 7, 2019 a Domenica, Novembre 24, 2019
Lu Ma Me Gi Ve Sa Do
 
 
 
 
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Prezzo: 
A pagamento

7 May 2019 – 24 November 2019

FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA, Castello 5252, Venice